Quella dei giocatori di carte rappresenta una categoria ancora più complessa di quella dei santi bevitori di cui abbiamo parlato nel precedente post. Se gli abituali avventori giocano per passatempo, mettendo in palio un euro, una bevuta o una sana dose di offese, i maniaci del gioco intendono le carte come un vero e proprio sport, anzi una vera e propria religione, della quale loro rappresentano i profeti: in giro di bar in bar e di turno in torneo per santificare la loro maestria rionale…
Queste entità metafisiche, metà uomini e metà tavoli verdi, vivono presumibilmente in cunicoli sotterranei o in garage adibiti a bische clandestine per almeno tredici o quattordici ore al giorno, ed escono solo una mezz’ora prima dell’inizio del torneo in programma per incontrare il compagno di gioco e sbrigare le pratiche di “riscaldamento”. Capita spesso nella penombra di qualche bar osservare due loschi figuri che si scambiano smorfie vicendevolmente come due perfetti stronzi, ecco quello è il loro riscaldamento…ripassano gli ammicchi si scambiano schemi di gioco e si fanno riassunti sui possibili stili di gioco degli avversari…
Il loro ingresso nella sala-gara del BARlaia è accompagnato da un silenzio irreale stile quello che caratterizza i duelli western, le loro facce pallide e slavate testimoniano la tensione che stanno covando prima del via alle danze. Anche al banco non emettono alcuno schiamazzo, chiedono caffè ristretti corretti a benzina o amari corretti a trielina, fumano un pacchetto di sigarette alla volta accendendoli con razzi da stadio e solo dopo alcune vittorie fanno scendere la tensione e emettono qualche timido rantolo necessario ad evidenziare la loro superiorità balistica al tavolo e ad innervosire ancora di più gli sconfitti che, intanto, si stanno sicuramente picchiando, addossandosi le colpe, nel parcheggio, armati di crick e scatole di carte da canasta.
Solo i vincitori, a fine serata , sono dell’umore giusto per salutare il barista mentre escono con le spalle di prosciutto sotto braccio e una forma di pecorino infilato sotto la giacca. Le coppie di giocatori iniziano a ritirarsi verso altri bar aperti o altre bische o forse a cercare un tozzo di pane per un lungo spuntino che elimini le prove della vittoria al ritorno dalle mogli, le quali probabilmente si addormentano pensando ai mariti come panai o casellanti autostradali o semplici trans.
Queste entità metafisiche, metà uomini e metà tavoli verdi, vivono presumibilmente in cunicoli sotterranei o in garage adibiti a bische clandestine per almeno tredici o quattordici ore al giorno, ed escono solo una mezz’ora prima dell’inizio del torneo in programma per incontrare il compagno di gioco e sbrigare le pratiche di “riscaldamento”. Capita spesso nella penombra di qualche bar osservare due loschi figuri che si scambiano smorfie vicendevolmente come due perfetti stronzi, ecco quello è il loro riscaldamento…ripassano gli ammicchi si scambiano schemi di gioco e si fanno riassunti sui possibili stili di gioco degli avversari…
Il loro ingresso nella sala-gara del BARlaia è accompagnato da un silenzio irreale stile quello che caratterizza i duelli western, le loro facce pallide e slavate testimoniano la tensione che stanno covando prima del via alle danze. Anche al banco non emettono alcuno schiamazzo, chiedono caffè ristretti corretti a benzina o amari corretti a trielina, fumano un pacchetto di sigarette alla volta accendendoli con razzi da stadio e solo dopo alcune vittorie fanno scendere la tensione e emettono qualche timido rantolo necessario ad evidenziare la loro superiorità balistica al tavolo e ad innervosire ancora di più gli sconfitti che, intanto, si stanno sicuramente picchiando, addossandosi le colpe, nel parcheggio, armati di crick e scatole di carte da canasta.
Solo i vincitori, a fine serata , sono dell’umore giusto per salutare il barista mentre escono con le spalle di prosciutto sotto braccio e una forma di pecorino infilato sotto la giacca. Le coppie di giocatori iniziano a ritirarsi verso altri bar aperti o altre bische o forse a cercare un tozzo di pane per un lungo spuntino che elimini le prove della vittoria al ritorno dalle mogli, le quali probabilmente si addormentano pensando ai mariti come panai o casellanti autostradali o semplici trans.
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